Inside Magritte
La Mostra
Visitando Inside Magritte, il pubblico può confrontarsi con l’universo surreale sprigionato dalla pittura del padre del surrealismo belga: nello spazio dell’immersione le immagini della pittura di Magritte mettono in crisi le certezze attraverso le quali siamo abituati a pensare il mondo.
La mostra accompagna i visitatori in un’esperienza immersiva della durata di circa 50 minuti, evidenziando tutte le insidie del linguaggio comune e dell’illusione pittorica. Il pubblico della mostra farà esperienza di un ambiente senza soluzione di continuità: dalle pareti al pavimento le opere magrittiane si animeranno in un unico flusso di sogno e di segno. Curato dalla storica dell’arte Julie Waseige sotto l’egida della Succession Magritte di Bruxelles, l’evento immersivo è un limpido esempio di come il rigore del discorso critico possa incontrare le potenzialità espressive del linguaggio digitale.
Gallery
René Magritte
(Lessines, 21 Novembre 1898 – Bruxelles, 15 Agosto 1967)
Insieme a Paul Delvaux, René Magritte è considerato il maggior esponente della corrente pittorica del surrealismo in Belgio. Dopo le iniziali vicinanze al cubismo e al futurismo, il suo stile si incentra su una tecnica raffigurativa accuratissima, basata sul trompe l’oeil. La scoperta del surrealismo avviene quando il pittore viene a contatto con l’opera di Giorgio de Chirico, in particolare dinnanzi al quadro Canto d’amore. Nell’opera compaiono, sul fianco di un edificio, un calco della testa dell’Apollo del Belvedere, un gigantesco guanto in lattice da chirurgo e una palla. Profondamente colpito dal dipinto, egli lo descrive come «un’opera che rappresenta un taglio netto con le abitudini mentali di artisti prigionieri del talento, dei virtuosi e di tutti i piccoli estetismi consolidati: un nuovo modo di vedere ”. Nel 1926 conosce André Breton, che lo colpisce al punto da spingerlo ad affermare: “i miei occhi hanno visto il pensiero per la prima volta”.
René Magritte è detto anche le saboteur tranquille, ovvero il disturbatore silenzioso, per la sua capacità d’insinuare dubbi sul reale grazie alla rappresentazione del reale stesso. Il suo lavoro artistico non avvicina il reale per interpretarlo, né per ritrarlo, ma per mostrarne il mistero indefinibile. Intenzione del suo lavoro è alludere al tutto come mistero senza definirlo. Nella sua poetica, Magritte persegue continui slittamenti di senso creando accostamenti inconsueti e deformazioni irreali. Il suo orizzonte pittorico è caratterizzato da universi fantastici e misteriosi, o da immagini di paesaggi apparentemente indecifrabili ed enigmatici.
I suoi quadri suggeriscono uno stile da illustratore, influenzato anche dal fatto che in gioventù aveva lavorato come grafico pubblicitario. Una delle costanti dei suoi dipinti è l’idea di tradurre in immagine la distanza che separa la realtà dalla rappresentazione. Il surrealismo di Magritte consiste spesso nel cortocircuito operato tra questi due termini. Esemplare in questo senso è il dipinto del 1929, Il tradimento delle immagini, forse la sua opera più celebre. Ugualmente carico di suggestioni lo scenario realizzato nella serie di dipinti de L’impero delle luci, in cui si ripete la scelta di combinare un cielo diurno e un paesaggio notturno.
Tra le sue grandi icone c’è anche Il falso specchio, dipinto nel 1953: l’opera ritrae un occhio spalancato al cielo, che può essere interpretato anche come un cielo che si specchia in un occhio. Il dipinto conquistò l’immaginazione di Luis Buñuel, che decise di riprenderlo nella scena madre del suo film Un chien andalou. Il surrealismo di Magritte corrisponde a uno sguardo molto lucido e sveglio sulla realtà che lo circonda, dove non trovano spazio né il sogno né le pulsioni inconsce.