Dopo la chiusura forzata dovuta all’emergenza covid, riapre la Collezione Casamonti, ospitata nel bellissimo Palazzo Bartolini Salimbeni, capolavoro dell’architettura rinascimentale nel centro di Firenze. Il merito principale è di Roberto Casamonti, gallerista di fama internazionale che ha raccolto opere dei più importanti artisti del Novecento. La raccolta è divisa in due nuclei fondamentali: il primo che arriva fino ai primi anni Sessanta del xx secolo, mentre il secondo che arriva fino ai giorni nostri. Le due esposizioni si alternano di anno in anno e in questo momento le opere visitabili sono quelle del secondo nucleo, selezionate da Bruno Corà.
Collezione Casamonti, il Percorso Espositivo
Il percorso espositivo è concepito in modo da rivelare la sensibilità e i gusti estetici di Casamonti. Il visitatore procede infatti in un gradevole zigzagare tra correnti, amicizie, frequentazioni e anche bizzarrie della storia dell’arte, come solo un esteta esperto e attento poteva riuscire ad assemblare. C’è per altro da dire che la cornice architettonica è di una tale bellezza che l’esperienza di visita rischia a tratti di dare le vertigini. Dispiace semmai che la Collezione Casamonti non abbia già assunto la notorietà che le potrebbe competere.
Da Pistoletto a Basquiat
Visitando la collezione, gli appassionati d’arte potranno concedersi un’escursione tra la selezione di arte povera, in cui si segnalano, tra gli altri, Penone, Ceroli, Pistoletto, Boetti o Pascali. Si passerà all’arte concettuale di Agnetti o Paolini, attraversando il nouveau realisme di Klein, Hains, Christo, Spoeri. Ma non si dimenticheranno le opere di Schifano, Angeli, Mambor o Lombardo per quanto riguarda la scuola di Piazza del Popolo, il new dada di Rauschenberg e Dine e la body art di Ontani, Abramovich e Beecroft e la transavanguardia di Paladino, Clemente, De Maria e Chia. Il tutto impreziosito da opere di Warhol, Haring e Basquiat.
Un percorso a zigzag
Per Casamonti questa seconda selezione risponde prima di tutto a criteri di selezione inerenti le sue passioni, ma viene da aggiungere che tali gusti non cadono lontano da quei nomi che hanno più di tutto determinato il significato di arte nel secondo Novecento. Dei nomi, cioè, che hanno spinto non solo le forme della rappresentazione, ma anche le categorie estetiche nella direzione di quel continuo superamento dei canoni che tutto il secolo scorso ha cercato di sovvertire con ogni forza possibile.
In tale sovvertimento possiamo scorgere tutta la potenza d’urto di quella specifica cultura che nel complesso ci pare essere delineata dalla selezione delle opere. Non ci sembra quindi una mera collezione, ma una plastica raffigurazione della vita sociale e spirituale di un passato a noi molto prossimo. E il visitatore avrà quindi la possibilità di esplorare attraverso un piacevole percorso a zigzag le principali manifestazioni culturali dell’epoca che si colloca a ridosso del tempo presente.
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