In ogni epoca gli artisti si sono dovuti confrontare con il progresso tecnologico, adottando di volta in volta posizioni di rifiuto o di accettazione di fronte a questo avanzamento delle capacità tecniche della società in cui vivevano. Eppure, percorrendo a ritroso la storia della relazione tra tecnologia e arte, è abbastanza evidente come poche tappe siano state tanto importanti quanto l’invenzione della fotografia e l’introduzione dei personal computer. Non occorre, forse, richiamarsi alle riflessioni di Benjamin sulla perdita dell’aura, per capire quanto l’avvento di una società di massa abbia ridefinito ciò che siamo abituati a chiamare arte. La stessa postura di perplessità – tanto diffusa nel senso comune – dinnanzi all’arte contemporanea forse non riflette la crescente difficoltà a distinguere l’oggetto artistico dalle altre sollecitazioni cognitive e sensoriali che la società contemporanea ci propone? Ma questo non è in definitiva altro che un effetto di un ampio processo di veloce proliferazione degli output artistici a cui assistiamo almeno dalla metà del secolo scorso. E non vi è dubbio che le prime ricerche artistiche in campo digitale abbiano segnato un grande spartiacque in questa storia.
Digital Art e Arte Immersiva
Possiamo anzi dire di più: dopo oltre cinquanta anni di pratiche espressive, la digital art ha ormai pluralizzato il concetto di arte. Nel momento in cui le prassi artistiche e la galassia informatica si sono ibridati, musei, gallerie, teatri hanno cessato di essere gli unici luoghi dell’arte. Statuto dell’artista e ruolo dell’arte sono ridefiniti: l’uno cessa di essere un genio romantico, l’altra si scopre al centro di mille flussi comunicativi, elemento essenziale di tanti processi di creazione di valore. Oggi, semmai si fa prima a chiedersi dove non sia la digital art. Certo vive nei nostri telefoni e nello spazio della rete. Certo la possiamo trovare nei campi di ricerca come nei mercati più generalisti. E ormai sembra essersi creata anche un solido mercato, con le sue regole e le sue piattaforme.
Nel mare magno di questo mercato, sarebbe difficile non segnalare un fenomeno che recentemente sta conquistando sempre più attenzioni: l’arte immersiva, nelle sue molte declinazioni. Questa tendenza sembra intercettare gli interessi e i campi di attività di molti, anche perché i suoi campi di applicazione sono i più disparati. A un’estremità parte abbiamo le esperienze più puramente spettacolari, come ad esempio il caso del collettivo giapponese team Lab che approfondisce le possibilità offerte dalle intersezioni artistiche tra la tecnologia informatica e l’ambiente umano; dall’altra quelle più virate a valorizzare aspetti creativi di mediazione culturale. In questo senso, si potrebbero menzionare le mostre di arte immersiva prodotte da Culturespaces in Francia o da Crossmedia a Firenze.
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